Le attività di un Agente Immobiliare e di un
Consulente del Credito sono strettamente connesse.
Nell’ambito di una trattativa per l’acquisto di un immobile
il tema della richiesta mutuo è quasi sempre presente. Si stima che la
percentuale di acquisti che avvengono con l’intervento di un finanziamento sia
nell’ordine del 60/70% dei casi.
In un momento di mercato che vede l’aumento del numero
di compravendite con prezzi ancora stabili, la possibilità di migliorare gli
standard di servizio ed incrementare la
percentuale di immobili intermediati da Agenzie Immobiliari è certamente
auspicabile.
Nel 2018 le compravendite si sono attestate sopra le
570.000 in ambito residenziale, mentre le previsioni per il 2019 portano a
raggiungere quota 586.000 e per il 2020 si sfioreranno le 600.000 transazioni.
Teniamo conto però che solo il 55/60% delle
transazioni è intermediato da Agenzie Immobiliari.
Solo l’innalzamento del livello di servizio farà
crescere questa percentuale ed uno dei servizi assolutamente complementari è
quello che attiene alla consulenza creditizia.
Ogni potenziale cliente acquirente andrebbe gestito con la contemporanea
presenza di un Agente Immobiliare e di un Consulente del credito.
Ma purtroppo non sempre ciò avviene, talvolta c’è uno
scollamento tra le varie figure professionali, una non perfetta sincronia che può generare equivoci o incomprensioni.
Ma quando si riesce ad essere presenti e
collaborativi, il cliente ne ha un beneficio enorme. Analisi preliminare circa
la reale possibilità di ottenere un mutuo alle migliori condizioni, tempi
rapidi di risposta, assistenza complessiva in tutte le fasi della
compravendita, sono solo alcuni dei plus del quale il cliente può avvalersi.
Insomma, quando l’Agente Immobiliare ed il Consulente
del Credito lavorano in sintonia, può nascere davvero una sinergia vincente!
Il ruolo dell’intermediario immobiliare ha visto la
propria affermazione tra gli anni settanta ed ottanta, sostituendosi agli
allora “sensali”, ovvero soggetti che senza alcuna professionalità operavano,
spesso ai limiti della legalità, per
“mettere d’accordo” le parti al fine di definire un affare immobiliare.
Successivamente furono quasi totalmente soppiantati da più appropriate modalità
di intermediazione, maggiormente organizzate e, dalla fine degli anni ottanta,
anche regolamentate da una specifica normativa.
Per qualche decennio la figura dell’Agente Immobiliare
è cresciuta, ha acquisito una propria dignità ed un proprio spazio nel mercato
del real estate. E’ proliferato il numero delle agenzie immobiliari e, seppur
con qualche momento di flessione derivante dalla normale ciclicità, fino a
qualche anno fa la professione di Agente Immobiliare era ritenuta una
professione di successo. Generava buoni guadagni per il singolo e le aziende
più strutturate avevano sviluppato il loro business con il sistema del
franchising o del network. Rimaneva forse qualche problema reputazionale per la
categoria, ma d’altra parte ogni categoria ha le proprie “mele marce” e quindi
non è mai giusto generalizzare.
Poi, alla fine degli anni duemila, arriva la forte
crisi, più profonda del previsto poiché connessa ad una congiuntura economica
ampiamente negativa anche a livello internazionale.
Lo scossone per il settore è stato davvero pesante,
molti Agenti Immobiliari hanno fortemente diminuito il loro volume d’affari ed
in qualche caso cambiato mestiere. Ma la causa in parecchie situazioni non è stata solo la tanto rinomata crisi.
E’ stata anche la scarsa volontà di evolvere, di
crescere, di migliorare professionalmente.
E’ stata soprattutto la chiusura verso il cambiamento,
l’innovazione, i moderni sistemi di lavoro.
E’ stata la mancata attenzione verso un cliente che ha
altre esigenze e che spesso è “più avanti”, che ha legittimamente pretese
maggiori o più semplicemente adeguate ai tempi.
Ed anche oggi, in un momento di ripresa del mercato, che da almeno un triennio sta
aumentando nel numero di compravendite anche favorito da una più favorevole
politica creditizia da parte degli istituti bancari, quello che talvolta emerge
è un forte ritardo.
Per molti è come se si percepisse un affanno per il
timore di rimanere esclusi, “fuori dai
giochi”, emarginati da un mercato che non aspetta nessuno ed è assolutamente
promotore di una selezione darwiniana, dove non sempre sono i più grandi a
resistere ma quelli che riescono invece ad adattarsi alle nuove modalità operative.
E’ in atto quella che io definisco “la partita del cambiamento”.
Una evoluzione che non attiene solo a tentativi,
spesso velleitari, di recuperare il ritardo e l’arretratezza con nuove
tecnologie. Per alcuni basta attrezzarsi ed “armarsi” dello smartphone di
ultima generazione o di qualche nuova applicazione, per risolvere in tempi
rapidi i problemi.
Io credo che il problema sia più profondo. E i fatti
spesso mi danno ragione.
La media degli Agenti Immobiliari usa normalmente inserziona i propri immobili attraverso i
portali, usa i social network, attrezza
le proprie agenzie con strumenti tecnologici, in qualche caso si serve di
piattaforme di condivisione, da anni in uso corrente negli Stati Uniti.
Ma il risultato mediamente non cambia.
Parliamoci chiaro : le nuove tecnologie sono
essenziali e determinanti!
Ma quello
che realmente serve una nuova mentalità, una maggiore cultura e molta più
preparazione.
Ed anche recentemente, ove sembra cadere l’incompatibilità
e quindi appare evidente per l’Agente Immobiliare la possibilità di offrire
davvero servizi a completamento dell’offerta per il cliente, l’ostacolo
maggiore sarà la capacità di organizzarsi, di ragionare in maniera sistemica,
di modernizzare la filiera operativa. Solo così si potranno cogliere tutte le
opportunità del caso.
Ovviamente esistono delle eccellenze, professionisti
che ottengono grandi risultati, alti volumi di fatturato ed erogano servizi ad
alto valore aggiunto.
Ma la maggior parte degli Agenti Immobiliari non
riesce ad essere protagonista principale del mercato.
Il motivo è molto semplice : anni di ritardo non si
recuperano in un attimo, non si può passare dal “paleolitico” ai tempi moderni
solo usando qualche strumento informatico o pensando che il web sia onnipotente
e serva a nascondere la poca “consistenza”
professionale.
Perché questo è il tema principale. Quella che io definisco
“consistenza” professionale, fatta di molti ingredienti ma soprattutto
costruita negli anni, mattone dopo mattone, con grande umiltà e rifuggendo
dalle rendite di posizione, eliminando ogni forma di presunzione (molto
presente nel settore!) e cercando di
formarsi, come persone e professionisti e di evolvere costantemente.
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e di condividerlo con tutti gli operatori del settore in modo che venga riconosciuto.